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Eccellenza | Valmontone 1921, Di Loreto: “La riconoscenza non è più di casa”

L’ex tecnico del Valmontone 1921 ha commentato l’esonero dopo le quattro sconfitte tra il campionato di Eccellenza e la Coppa Italia: “Squadra nuova, serviva più tempo”.

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Mister Cristiano Di Loreto ha commentato l’allontanamento dalla panchina del Valmontone. © Valmontone 1921

Il Valmontone 1921 non ha più in Cristiano Di Loreto la propria guida tecnica per l’Eccellenza MYSP. L’allenatore, autore nella scorsa stagione di una straordinaria cavalcata che ha condotto alla vittoria del campionato di Promozione, ha pagato le tre sconfitte nelle prime tre giornate del Girone B contro Citizen Academy, Romulea e Aurelia Antica Aurelio. Oltre all’uscita dalla Coppa Italia Eccellenza nel turno Preliminare, ai rigori, contro la S.S.A. Rieti. Lo scotto di una squadra nuova, formata dopo la dissoluzione delle polemiche di inizio estate. Questione di tempo prima di trovare l’amalgama giusto, spiega mister Di Loreto, che ha raccontato le proprie impressioni ai microfoni MYSP a poche ore dall’ufficialità del suo allontanamento.

Salve mister, nel comunicato della società si parla di “sollevato dall’incarico”. In altre parole, un esonero?
“Io lo chiamerei esonero a tutti gli effetti. Nella scorsa stagione abbiamo vinto il campionato con 5-6 giornate di anticipo, avevamo programmato il tutto per l’anno successivo. Poi la politica l’ha fatta da padrona, ci sono stati problemi che non c’entrano con il calcio ed è andato tutto a monte. Sono stato richiamato intorno al 23 luglio con le squadre in pratica tutte fatte. Abbiamo fatto un mercato un po’ improvvisato, dovuto alle esigenze. Tutti i giocatori dell’anno scorso e che avevamo in mente di prendere erano tutti accasati. Questi non sono tutti brocchi, anzi, ma è una squadra completamente nuova, con 4/20 4 giocatori su 20 della vecchia. C’era bisogno di tempo, e nel calcio di oggi ce n’è meno. Stavamo cercando di trovare la quadra giusta, mancava qualcosa, ma il calcio non te lo permette più. I risultati devono venire subito, qualcuno l’ho abituato troppo bene. Perdi e sei diventato un brocco tutto insieme, non ti ritengono più all’altezza”.

Il discorso è su un piano di riconoscenza per quanto fatto?
“Molto su questo. La gente si dimentica facilmente di quello che uno fa. A Valmontone erano esattamente 12 anni che non andavano in Eccellenza, sempre nel limbo tra Promozione e Prima Categoria. Sono stato chiamato in causa l’anno scorso, abbiamo scelto i giocatori giusti, anche a livello di organizzazione è stato tutto perfetto. Non mi hanno fatto mancare nulla. Il risultato è stato portato a termine. La riconoscenza, però, non è più di casa. Sono rimasto male non per l’allenatore, perché i risultati mi danno contro, ma per l’uomo, per quello che ho fatto. Non sono stato neanche chiamato a un confronto. Ho parlato con il Direttore Ventura, con cui mi lega un rapporto anche fuori dal campo. Lui penso mi abbia difeso fino all’ultimo, ma la società ha preso la sua decisione. Mi sento preso in giro come persona, a 52 anni mi sarei aspettato un confronto da parte della società, del Presidente, del Patron. Non c’è stato niente, evidentemente come persona valgo poco. Considerazione 0. Io ho fatto di tutto per loro. Ho vinto il campionato, mi hanno detto di aspettare quando c’erano problemi e ho aspettato. Al 30 giugno mi hanno detto che non si faceva più niente, poi ci hanno ripensato e ho accettato. Non so se merito un trattamento del genere, sono rimasto senza parole. Ormai mi aspetto di tutto, sono 15 anni che alleno e ho giocato 20 anni a pallone. Però poi subentrano i rapporti, perché io sono abituato a fare così. Non mi aspettavo e non meritavo un trattamento così. Poi l’allenatore è un discorso, la persona è un’altra. Io come Presidente forse avrei mandato via l’allenatore”.

I ragazzi come hanno reagito?
“Purtroppo il tempo è stato poco, per entrare nella testa dei ragazzi bisogna avere più tempo. Sono passati appena 45 giorni. Fatalità ho sentito i vecchi e forse qualcuno non sa ancora la notizia. Per ora non c’è stata la reazione di qualche giocatore tra i più grandi. Evidentemente con qualcuno di loro non c’è stata l’empatia giusta. Ci sono tanti altri discorsi: può darsi che tra me e qualcuno dei nuovi ancora non ci fosse empatia, perché io baso tutto su quello. Non ho dato tanto a loro fino ad ora e loro non hanno dato tanto a me, c’era bisogno di più tempo. Non è che con un mese uno capisce i difetti dell’altro, anch’io avevo bisogno di un percorso più approfondito per conoscere personalmente i ragazzi, ne avevo alcuni che non ho incontrato nemmeno da avversario. È stata una cosa molto difficile da gestire, penso che poi nel giro di un altro mesetto qualcosa si sarebbe riuscito a tirare fuori, ci saremmo dovuti conoscere ancora di più”.

Ora la squadra, appena formata, dovrà ricominciare con un nuovo allenatore. Che reazione si aspetta?
“Quando si arriva all’esonero di un allenatore, anche se presto, evidentemente la società ha capito che il problema fosse solo l’allenatore. Penso che abbiano preso una decisione del genere per dare una scossa, soprattutto ai ragazzi. Mi aspetto la reazione giusta, funziona sempre così. Il difficile viene dopo. È una squadra che non ha problemi a mettersi in mostra, abbiamo perso tre partite 1-0, evidentemente una buona solidità c’era, ma mancava qualcosa davanti. L’allenatore prossimo saprà trovare la ricetta giusta, gli elementi ci sono. Io ho preparato il percorso, ora si trovano tutto pronto. Addirittura ho fatto tre acquisti, così da risolvere un po’ di carenze che avevo notato. Non ho avuto neanche il tempo di gestirli. Speravo in un altro po’ di tempo, le basi c’erano”.

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