L’allenatore dell’Under 19 della Romulea sulla Finale: “L’affronteremo con voglia, concentrazione, unione e spirito d’appartenenza”
Sporting Montesacro e Romulea si giocheranno la Finale di categoria Under 19 Élite, sul campo della Pro Calcio Tor Sapienza. Entrambe le squadre hanno dominato nei loro rispettivi gironi e sono riusciti ad arrivare fino in fondo alla stagione. La posta in palio è altissima e come ha ammesso Andrea Rubenni, l’allenatore della squadra Under 19 degli amaranto, ai microfoni di MYSP chi sbaglierà di meno riuscirà a prevalere sull’altra squadra.
Salve mister. Ci racconti il cammino che avete intrapreso fino alla Finale. Partiamo dalla Regular Season, dove avete di fatto dominato la stagione insieme alla Tor Tre Teste. Che campionato è stato?
“Finora è stato un campionato importante, che ha visto questo gruppo completamente rinnovato dopo la Finale dello scorso anno. Dei giocatori che l’hanno disputata ne sono rimasti quattro, quindi per me prendere un gruppo completamente nuovo, con tanti calciatori che venivano da campionati Regionali, è stata una bella scommessa. Ho visto subito che erano ragazzi acerbi, necessitavano di crescere, ma avevano allo stesso tempo tanto cuore e tanta voglia di lavorare. Il nostro è stato un campionato importante. Dei tre gironi io credo che il B e il C, quello nostro e quello dello Sporting Montesacro, si sono rivelati i più difficili. Il C per blasone delle partecipanti, il B per difficoltà delle trasferte e per squadre che hanno Prime Squadre di Eccellenza. Poi avevamo la Tor Tre Teste, e io ho sempre detto che loro, il Tor di Quinto e il Savio erano per me le squadre che avevano le rose più attrezzate per poter arrivare fino alla fine. Il nostro è stato un percorso importante, con un crescita continua dei ragazzi e arrivare appaiati con la Tor Tre Teste è stato già di per sé un risultato molto importante”.
Perché hai considerato Tor Tre Teste, Savio e Tor di Quinto come le favorite?
La Tor Tre Teste ha un gruppo 2005 importantissimo che saliva nella Juniores. Il Tor Di Quinto ce l’ho avuto lo scorso anno nel girone, aveva mantenuto parte dei giocatori più importanti e aveva puntellato un gruppo già forte con buoni innesti. Stessa cosa ha fatto il Savio, non stravolgendo la squadra dello scorso anno, che comunque aveva fatto un ottimo percorso, e aveva inserito giocatori che salivano dall’Under 17. Noi invece abbiamo cambiato tanto, quindi è normale che all’inizio mettevamo davanti altre squadre”.
Il vostro percorso è stato altrettanto di livello nei Playoff. Avete battuto Savio e Tor di Quinto, squadre che ha nominato come pretendenti al titolo. Con la Tor Tre Teste, invece, avete pareggiato all’andata e al ritorno. Vi aspettavate un cammino simile?
“Abbiamo preso coscienza della nostra forza al Memorial Testa, dove abbiamo vinto ai rigori in Finale con la Tor Tre Teste, battendo in Semifinale il Tor di Quinto e facendo giocare tutti giocatori 2005, e all’epoca ci mancavano alcuni giocatori, tra cui Barchiesi, che era infortunato. Lì ho visto caratteristiche come attenzione, spirito di appartenenza e unione del gruppo, caratteristiche per me poco allenabili che se hai in una squadra sei fortunato. Poi tutti gli altri valori erano da migliorare, e lì c’è stato un lavoro quotidiano da parte di tutto lo staff. Piano piano si è visto crescere questo gruppo e ci siamo detti di giocarcela partita dopo partita e vedere dove potevamo arrivare, sapendo che c’erano rose più attrezzate della nostra. C’è stato anche un grande lavoro fatto con la Promozione, con tanti nostri giocatori andati lì a dare manforte”.
Al netto dei fattori “inallenabili”, quale senti possa essere stato il contributo dello staff per creare un gruppo idoneo per arrivare fino alla Finale?
“Innanzitutto ci tengo a ringraziarli. È stato un lavoro tecnico-tattico volto ad andare a correggere prima sul singolo, poi sul reparto e infine su tutta la squadra, portando in partita tutto quello che si faceva durante la settimana. Questo ha fatto sì che tutto il gruppo riuscisse a crescere in maniera omogenea, avendo in questo modo lo stesso rendimento da parte di tutti, qualsiasi cambio si decidesse di fare nell’arco dei 90 minuti”.
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Parlando dell’ultima partita, come si fanno cinque gol al Tor di Quinto?
“Quello di cui abbiamo parlato prima poi viene riportato in campo. Ci sono tante componenti: c’è lo studio sulla squadra, quello sull’avversario, comunque importanti per cercare di mettere in condizione la propria squadra di entrare in campo e sapere quello che dovrà fare. Poi ce ne sono anche altre come giocare con la testa giusta, e questo è merito dei ragazzi, riuscire a far gol subito, e quindi subentra anche la fortuna, che all’interno di una partita e di un campionato fa sempre comodo. Infine c’è la fame, la voglia dei ragazzi di andarsi a prendere la Finale. Molti di loro non l’hanno mai disputata, quindi c’è stata questa grande voglia da parte di tutti di conquistarla, battendo una delle pretendenti al titolo che era il Tor di Quinto“.
La semifinale ha visto emergere Barchiesi, il capitano. Quattro gol, una prestazione incredibile. La squadra è nuova, come diceva sono rimasti in pochi dallo scorso anno. Lui è arrivato e si è preso la fascia da capitano. Perché dargliela?
“Barchiesi veniva da un Quarto di Finale dove si è mangiato i quattro gol che ha fatto in Semifinale, quindi diciamo che ha pareggiato. Dargli la fascia da capitano è stata un’intuizione, ma soprattutto un riconoscimento nei confronti di un ragazzo che si allena sempre al 100%, umile e con i piedi per terra. Dimostra sempre, e traspare proprio dal suo modo di allenarsi, che non è mai appagato da quello che fa e proprio questa è una delle caratteristiche che deve avere un capitano. Chi porta la fascia deve sentirsi leader in alcune situazioni, ma mai al di sopra degli altri. Deve sempre trasferire ai compagni il messaggio che, anche se si fanno quattro gol in una Semifinale, alla fine della partita bisogna ragionare su quelli sbagliati e non su quelli fatti. Per me questa è una componente fondamentale, ogni partita si affronta avendo sempre il valore dell’avversario e la difficoltà della partita, e solo così si può riuscire ad arrivare a raggiungere qualcosa. Lui è un ragazzo che ha molta fame, che ascolta e a cui piace migliorarsi, sta sempre con il sorriso sulle labbra e soprattutto è disponibile con tutto il gruppo, quindi per me è giusto e sono contentissimo di averlo fatto capitano”.
Che giocatore è?
“E’ un attaccante completo, che sente proprio l’odore della porta. Ha una fame incredibile, è tignoso, non lascia nulla al caso, davanti è un moto perpetuo. In qualsiasi modo un allenatore volesse giocare, Barchiesi comunque rende la fase offensiva importante. Se si gioca con una palla dritta, riesce ad essere incisivo; se si gioca in palleggio, è in grado di legare. Deve migliorare su tanti aspetti, ma è pur sempre un 2005. Gli auguro il meglio davanti a sé”.
Scendendo nel dettaglio della Finale, lo Sporting non è stato nominato tra quelle che potevano ambire a giocarla. Che squadra è e che partita ti aspetti?
“Non li ho nominati perché venivano da un campionato Regionale vinto, e quindi erano una matricola. Detto questo, ho seguito perfettamente il loro percorso, che è stato non importante, di più. La mia “preoccupazione” riguardo la possibilità per loro di arrivare fino in fondo era sulle loro capacità nell’affrontare per la prima volta le Fasi Finali. Quando ho visto la partita che hanno giocato con l’Aranova vincendo 3-0, sono stato forse uno dei primi che ha detto che non sarebbe stato facile per la Tor Tre Teste contro di loro, e così è stato. Nel momento in cui hanno rotto il ghiaccio, per me si sono candidati al pari delle altre squadre menzionate. È una squadra matura, composta da tre fuori quota più tanti 2004 e pochi 2005. L’allenatore è preparato, ha le redini della Juniores e della Prima Squadra e sta facendo un percorso importante da tempo. Loro sono difficili da interpretare e allo stesso tempo non ti fanno giocare. Nel loro campionato sono arrivati davanti al Savio e alla Vigor Perconti, a livello di percorso hanno fatto veramente un miracolo. Si meritano di giocarsi la finale insieme a noi, allo stesso livello. Parlando di squadra favorita, nella Finale non esiste. Ci arriviamo dopo aver battuto noi il Tor di Quinto e loro la Tor Tre Teste, quindi siamo 50 e 50, e hanno dimostrato nel cammino che hanno fatto di poter mettere in difficoltà chiunque2.
Come la affronterete?
“Come si deve affrontare una Finale: con la voglia, la concentrazione, lo spirito di appartenenza e l’unione di intenti. Tutte frasi fatte ma che comunque in questo momento sono fondamentali per poterla giocare. Ci sarà da lavorare sui piccoli dettagli e bisognerà non sbagliare nulla. Credo che la squadra che sbaglierà di meno potrà prevalere sull’altra”.
Avete già giocato quest’anno al Castelli, in campionato. Pensi questo possa essere un fattore?
“No, personalmente al campo della Pro Calcio Tor Sapienza sono legato perché ho allenato lì. Anni fa venivo da un percorso di Prime Squadre, e loro sono stati i primi che hanno puntato su di me in un campionato Élite. Diciamo quindi che c’è soltanto per me un discorso affettivo. L’unica cosa positiva, al contrario dello scorso anno, è che è un campo centrale, che si trova a Roma, ed è quindi più facile da raggiungere. Ci sarà una cornice di pubblico importante, e questo sarà bello sia per noi sia per lo Sporting”.