Urbetevere Under 15

Urbetevere Under 15, Delle Fratte: “I ragazzi stanno avendo un cammino mostruoso”

Il tecnico dell’Under 15 gialloblù si racconta ai microfoni societari: “L’Urbetevere mi ha dato la possibilità più grande”

Urbetevere Under 15
Il tecnico dell’Under 15 gialloblù Matteo Delle Fratte. © Urbetevere Calcio / MySoccerPlayer

Dominatrice incontrastata del Girone B del campionato Under 15 Élite, l’Urbetevere può vantare un +10 sulla seconda che a 7 giornate dal termine del torneo si può considerare un bel vantaggio. Il tecnico dei classe 2009 gialloblù Matteo Delle Fratte ha parlato ai microfoni del club di via della Pisana sia del percorso straordinario dei suoi ragazzi sia di aneddoti personali legati al suo modo di vedere il calcio.

Di seguito le parole del mister.

Sono arrivato all’Urbetevere in questa stagione, avevo la fortuna di conoscere il Direttore da tanto tempo e di avere una grossa stima per Valerio Cicchetti. Non vi nego che alla loro chiamata, dopo tanti anni in altre società, avevo la curiosità di conoscere la proposta per venire a lavorare in un nuovo club. Questo perché nel mio passato ho avuto la fortuna di giocare da giovane ad altissimi livelli e quindi di avere anche un percorso formativo come calciatore importante. Poi come serve a tutti gli allenatori che si approcciano ad allenare i ragazzi che vanno dai più piccolini ai ragazzi di 19 anni c’è bisogno di fare la gavetta. Credo molto in questo principio tant’è vero che nelle mie prime esperienze mi affiancai a quelli che ritengo i migliori allenatori del Lazio, come Paolo Caputo, Raffaele Scudieri, al quale ho fatto il secondo in Serie D e in Eccellenza. Piano piano facendomi affidare le categorie più piccole, ho cercato di mettere a frutto quelle che sono le mie capacità. Dopo tanti anni in cui ci si mette a disposizione di società anche gratuitamente, ci mancherebbe, per cercare di imparare il più possibile, ho avuto la fortuna negli anni di trascorrere delle stagioni meravigliose prima in una zona di Roma dove ho tanti amici che è Montespaccato. Poi con la buon’anima del direttore Cesare Menchi sono riuscito ad andare a Fregene dove ho avuto la fortuna di lavorare con Paolo Caputo e col presidente Ciaccia. Da lì nasce la mia voglia e parte la mia crescita.

Ho continuato poi a Viterbo e poi sono finito in quella che era ed è ancora oggi una delle società più importanti d’Italia che è la Vigor Perconti. Il direttore sportivo Edoardo Pane e il direttore generale Valerio Cicchetti mi hanno poi chiesto di venire a lavorare qui all’Urbetevere. A quel punto in me si è accesa una nuova luce. L’Urbetevere mi ha dato quella che per me è la possibilità più grande, quella di lavorare con i ragazzi più giovani. Per quanto io abbia avuto delle esperienze importanti sia da allenatore che da calciatore con giocatori grandi, credo che non ci sia cosa più bella di poter fare formazione in questo sport. Allenare l’Under 15 dell’Urbetevere ed essere anche responsabile tecnico dell’Under 13 è un motivo di vanto. Bisogna essere sempre sul pezzo ed essere credibili. Questo è il motivo per cui ho accettato subito questa proposta. Sapevo che sarei tornato a fare quello che mi stimola di più nella vita. Quello che vado a cercare io è proprio la possibilità di trasmettere emozioni e di legare grandissimi rapporti. Fondamentalmente il calcio è il mezzo che noi utilizziamo per avere dei rapporti. I più importanti rapporti che ho nella vita sono legati al mondo del calcio. Non c’è cosa più bella di quando in estate mi vengo a trovare calciatori che magari ho allenato 15 anni fa e ora giocano in categorie importanti. L’idea di sapere che loro sono rimasti così legati a te perché sei stato un punto di riferimento per loro non solo in campo, ma anche extra campo, beh questo è impagabile. Io faccio calcio per avere dei rapporti importanti nella vita.

Rivolgiti alla segreteria del tuo club per richiedere i servizi MySoccerPlayer! L’app MySP Sport è disponibile su App Store e Google Play.

Quello che ho sempre pensato è che nelle grandi società, se ci sono degli ottimi allenatori, credo che debbano dedicarsi alle fasce d’età più piccole perché sono quelli i momenti in cui un maestro può incidere di più. Non solo dal punto di vista tecnico-tattico, che viene in secondo piano, ma soprattutto a livello umano perché la bellezza del calcio sta anche nel riuscire a provare delle sensazioni, che poi è il motivo per cui persone come me si sono dedicate a questa passione. La regola base è far capire ai ragazzi che tutto quello che noi facciamo, lo facciamo per provare delle emozioni costanti. Quindi gli chiedo sempre di trasformare quelle farfalle che uno ha nello stomaco prima di giocare in sensazioni positive e di non farsi mai schiacciare da quella sorta di piccola pressione che nella vita di un calciatore e di un allenatore è sempre costante. Questo sport può essere paradiso e inferno, quindi bisogna essere molto bravi a gestire le proprie emozioni e bisogna essere soprattutto bravi con i piccoli per permettere loro di trasformare tutto questo in qualcosa di positivo.

Mi sto trovando molto bene. Non posso non fare i complimenti ai miei ragazzi a prescindere da quello che accadrà nelle prossime domeniche. Mancano 7 giornate alla fine del campionato. I miei ragazzi 2009 dell’Urbetevere stanno facendo un torneo di altissimo livello perché lo stanno dominando. Il nostro primo obiettivo è portare a termine la vittoria del campionato e poi cercare di andarci a giocare con grandissima umiltà le finali, sperando in gara secca di avere le stesse qualità che mettiamo in campo da agosto. Stanno avendo un cammino mostruoso, come un rullo compressore. Tantissime vittorie, non hanno mai perso, la miglior difesa del Lazio. Il primo mese e mezzo ci siamo già confrontati con tutte le realtà più importanti romane e laziali nel trofeo Bini, uno dei memorial estivi più importanti. Per quanto il calcio d’estate possa dare delle indicazioni relative, portarsi a casa già a inizio anno un trofeo importante della propria categoria credo che sia un segnale di come la squadra abbia voluto approcciare a questa nuova esperienza.

Non mi piace fare paragoni, ogni squadra ha un tratto distintivo. Questa squadra tecnicamente magari ha più qualità della Vigor Perconti campione d’Italia, ma non ha quella garra che serve durante la settimana. C’è ancora tanto margine di crescita. Quando ci sarà quell’ultimo step di crescita che ci porterà ad essere ancora più costanti, allora  lì ci sarà da divertirsi. Quello che c’è di bello qui è un posto dove si gioca per vincere, ma non c’è la ricerca ossessiva del risultato. I grandi allenatori che ho avuto mi hanno sempre insegnato che senza le prestazioni costanti non si arriva ad ottenere qualcosa di concreto che può essere la vittoria di un titolo. Sono uno dei pochi allenatori del Lazio che può vantarsi di aver vinto un titolo italiano, un titolo regionale, di giocare costantemente le fasi finali di qualsiasi campionato di qualsiasi fascia d’età. Sono sempre stato abbastanza eclettico in questo. Ho sempre pensato di dover essere prima di tutto una persona che sapesse trasmettere.

Allenare i piccoli è più complicato di allenare i grandi. Mi sento una responsabilità dieci volte più grande di quando allenavo i grandi. Una responsabilità più che altro umana. La mia passione principale è quella di essere un maestro. Non vi nego che col passare degli anni queste generazioni cambiano repentinamente. Con l’ingresso di tutti questi social, sta diventando una generazione più individualistica. I ragazzi sono diventati meno disponibili a stare insieme e a condividere. Prima di essere allenatori, siamo istruttori. La nostra è una responsabilità gigantesca. Bisogna avere prima dei valori da trasmettere e poi delle competenze calcistiche”.

Urbetevere Under 19: ufficiale l’esonero di Simeone, il comunicato