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Eccellenza | Certosa-Città di Anagni, Galante: “Campionato falsato se non si rigioca”

Il Città di Anagni ha depositato ricorso per un errore arbitrale. Il DG: “Atto dovuto. Il Certosa non ha colpe”

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Il direttore generale del Città di Anagni Marco Galante.

Terminata in polemica la gara tra Certosa e Città di Anagni, valevole per la 26esima giornata del Girone B del campionato di Eccellenza Distretti Ecologici. Al 78′ è arrivata la doppia ammonizione, e quindi il rosso, per D’Arpino, ma a commettere il fallo è stato il suo compagno Cataldi. Quattro minuti dopo il gol dei padroni di casa, che al triplice fischio escono vincitori dalla sfida. Gli anagnini hanno deciso così di fare ricorso, chiedendo la ripetizione della gara. Ai microfoni MYSP il Direttore Generale Marco Galante, che ha spiegato le ragioni della scelta.

Salve Direttore. Ci racconti la percezione dal campo dell’accaduto.
“Ci tengo a fare una premessa: dobbiamo ringraziare la Lega che ha fatto l’accordo con MySoccerPlayer, perché ci consente di avere le immagini, altrimenti non avremmo potuto provare i fatti. Per quanto riguarda la percezione dal campo, l’errore dell’arbitro è stato subito evidente. Il nostro calciatore ammonito si trovava a tre metri da dove si è svolta l’azione, non poteva essere coinvolto. Non aveva fatto nemmeno fallo precedentemente. Speravamo in un ravvedimento, tanto era palese”.

Voi avete evidenziato l’errore?
“Sì, glielo abbiamo fatto notare. Ci sono state anche ammissioni implicite del commissario arbitrale che era presente al campo. Una mancanza lampante. La confusione dell’arbitro si è vista anche dal secondo errore tecnico, avendo fatto ricominciare il gioco con il calciatore espulso in campo, rimasto lì per tanti secondi. Con la vostra applicazione si vede benissimo questa cosa. Siamo tutti umani, per carità, tutti commettiamo errori, però quello che è accaduto è grave. Non è una considerazione di parte per il Città di Anagni, è visibile da chiunque. Non ci stiamo inventando nulla, non è un episodio discrezionale, ma un errore tecnico“.

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La scelta del ricorso è stata quindi obbligata.
“Sì, non solo per l’Anagni, ma anche per la regolarità del campionato. Questo rischia di essere un episodio che va a falsare tutta la stagione. Prima del cartellino rosso il risultato era di 0-0, era una partita equilibrata in undici contro undici, potevamo anche vincerla. Aver estratto il cartellino giallo nei confronti del 7, già ammonito, invece che del 6, che non aveva ricevuto sanzioni, per forza di cose va a condizionare gli ultimi 15-20 minuti di partita. Infatti il risultato è cambiato dopo il fatto, la squadra è stata turbata psicologicamente dall’episodio. Ti ritrovi ingiustamente in dieci, è chiaro che ne risenti. Per un corretto svolgimento della stagione non abbiamo chiesto il 3-0 a tavolino, ma di rigiocare questa partita. Penso che sia la cosa più giusta da fare, un atto dovuto da parte della società anche nel rispetto dei tifosi che seguono la squadra, degli sponsor, dei nostri tesserati“.

Cosa vi aspettate dal Certosa? Avete parlato con loro subito dopo quanto successo?
“Io sono andato personalmente a parlare con il loro Direttore Sportivo dopo la gara. Gli ho annunciato che avremmo fatto ricorso, era inevitabile. Ovviamente non è colpa loro, il Certosa ci si è ritrovato in mezzo. Ne hanno tratto beneficio, ma non sono certo loro i colpevoli“.

Siete fiduciosi sull’esito di questo ricorso, visti i precedenti legati alle partite W3 Maccarese-Favl Cimini e Anzio-Cerveteri?
Se è esiste una giustizia, sì. I precedenti testimoniano questa cosa, poi magari io sarò di parte, ma l’errore di domenica è oggettivo. Ha sbagliato calciatore, ci ha lasciato in dieci contro undici, ha fatto riprendere il gioco mentre il giocatore era ancora in campo. Ci tengo a sottolineare che oltre al danno c’è anche la beffa, perché il giocatore che non c’entrava niente domenica sarà squalificato. Il campionato in qualche modo risulta condizionato da questo.

 

 

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